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Monica Mosca

Vi presento la ricercatrice in Fisiosofia Monica Mosca

Monica fu una mia paziente domiciliare, in quanto affetta da una rara patologia del sistema nervoso centrale, che in lei è insorta a diciotto anni e che si è manifestata con una paralisi di tre arti e gran parte della muscolatura del viso. Ciò le determina l’incapacità di essere autonoma in tutte le funzioni, tranne nella respirazione e nel muovere un dito della mano. Anche il suo linguaggio è fortemente compromesso, mentre le sue funzioni cognitive non solo non sono assolutamente colpite ma secondo me mostra una capacità intellettiva superiore alla media. L’ho conosciuta quando aveva circa trent’anni ed era allettata. Il nostro primo incontro per me è stato molto intenso, perché non mi era mai capitato un “caso” così raro, per di più in giovane età. Aveva una rigidità muscolare determinata dalla patologia che ai miei occhi la facevano apparire una “pietra”, una pietra con degli occhi vividissimi, limpidi, vitali, attenti, lucidi, sensibili, aperti. Capii subito che la fisioterapia tradizionale non avrebbe potuto nulla per migliorare la sua situazione, ma io avevo uno strumento in più: la Sigmasofia. Se un’interiorità ha voglia di fare, è lucida, può fare, ed io sapevo quante cose si possono fare. Monica fu entusiasta della proposta nell’iniziare un percorso formativo su se stessa, ed io stavo per iniziare una bella sfida perché avrei dovuto proporre a una persona impossibilitata nei movimenti un percorso che si basa prevalentemente sul movimento fisico per poter penetrare quello interiore. Così abbiamo iniziato ad elaborare le sue emozioni circa la sua patologia, la sua disperazione nel non sentirsi accettata dagli altri, la sua stessa difficoltà ad accettarsi, il non poter vivere la sua età, abbiamo decodificato i suoi sogni, onirici e non, abbiamo valorizzato e ampliato le sue risorse, abbiamo riconosciuto, attraversato e transmutato la sua rabbia, il suo dolore, la sua voglia di esserci (…), incontro dopo incontro, costruendo un’empatia che doveva andar oltre, oltre il linguaggio, oltre il movimento, anche perché non potendo avvicinare le labbra le sue parole-frasi erano molto difficili da capire e se io non avessi lavorato a fondo su di me, sulla capacità di ascolto, di contenimento, di superamento, di disidentificazione dalla spazio-tempo (…), non credo avremmo potuto approfondire per diversi anni questo percorso.

Come spesso accade, chi ha reali problemi è più motivato a rimboccarsi le maniche e Monica ha lavorato sodo, essendo un esempio anche per me. Così l’abbiamo invitata a diversi congressi organizzati dalla nostra Associazione, in modo che anche altri potessero ascoltare il suo possibile messaggio di vita. Le sue elaborazioni le abbiamo trasformate in video da lei stessa realizzati (con l’unico dito che poteva muovere sul mouse!).

Essendo questa la sua forma comunicativa, tutto nei video è calibrato in base alle sue prese di consapevolezza: qui I suoi interventi.


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Commenti

Una risposta a “Monica Mosca”

  1. […] chi, come Monica, una ricercatrice tetraplegica da me seguita, potrà […]

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