Articolo edito per la lezione presso la International Sigmasophy University, inerenti l’ostacolatore traslazione-controtraslazione e l’ostacolatore causalità-casualità-effetto.
- Il sistema vestibolare
- Equilibrio, orientamento e progressione Io-somatica
- Anatomia e fisiologia del sistema vestibolare
- Il ruolo della tridimensionalità e della fluidità
- Trasmissione dei segnali vestibolari e simmetria funzionale
- Integrazione sensoriale e principi attivi dell’equilibrio
- Membrana otolitica, otoni e risposta agli stimoli
- Riflessi vestibolo-oculari e percezione del movimento
- Ruolo del cervelletto nell’intenzionalità e nell’orientamento
- Meccanismi compensatori e adattamento ai deficit
- La postura
- Il significato Io-somatico della postura
- Il corpo sistema dinamico: i significati simbolici della posizione eretta
- Tono muscolare come espressione Io-somatica
- Risposte automatiche e strategie di equilibrio
- Orientamento posturale e allineamento interiore
- Ecologia Coscienziale Autopoietica e integrazione multisensoriale
- Sistema vestibolare, visivo e somato-sensitivo
- Schema corporeo e autoconsapevolezza
- Centri nervosi nel controllo posturale e stato emozionale
- L’azione correttrice
Il sistema vestibolare
Il sistema di guida inerziale è un dispositivo di navigazione che fornisce informazioni su posizione, velocità e accelerazione di un veicolo (navi, aerei, auto, veicoli spaziali) senza necessità di riferimenti esterni o dispositivi di radio-comunicazione.
Equilibrio, orientamento e progressione Io-somatica
Il sistema di guida inerziale nei vertebrati è costituito dal
sistema vestibolare
ed è utilizzato da milioni di anni. L’innato ha predisposto la capacità di movimento legandola a due principi attivi fondamentali:
l’orientamento e l’equilibrio.
Non esiste movimento in cui non sia coinvolto l’equilibrio.
Queste funzionalità, essenziali per poter spostarsi liberamente nello spazio-tempo fisico, lo sono anche per la progressione Io-somatica, quindi anche per poter muoversi all’interno di se stessi. Difficoltà in queste due funzioni, infatti, sono sempre decodificabili anche a livello psichico. L’equilibrio, come affrontato precedentemente, è la proprietà emergente tra squilibri di forze opposte e complementari. Corrisponde a una precisa posizione dell’Io: non identificato in una sola polarità; ossia in un’espressione acquisita che non tenga conto del suo opposto; energeticamente si percepisce come campo distribuito omogeneamente e presenza simultanea su più parti Io-somatiche, vissute come un tutt’uno, infatti, come si sposta l’attenzione su una di esse si perde questa sensazione.
L’equilibrio è strettamente collegato alla coordinazione, l’uno si può considerare un’espressione dell’altra e viceversa, in quanto la coordinazione motoria, come indica il termine stesso, è esprimibile attraverso il movimento (che sappiamo essere Io-somatico). Le capacità coordinative, infatti, scaturiscono dal saper controllare, adattare e trasformare i movimenti in base alle necessità. L’orientamento è una conseguenza delle precedenti capacità ed interiormente indica la direzionalità da dare a se stessi, realizzabile attraverso azioni pratiche.
Anatomia e fisiologia del sistema vestibolare
Il sistema vestibolare trova la sua collocazione somatica nell’orecchio interno, i segnali vestibolari prendono origine da una struttura chiamata labirinto, costituito all’esterno da materiale osseo detta
labirinto osseo,
che è una formazione cava che si trova all’interno della rocca petrosa dell’osso temporale. Al suo interno è presente del materiale membranoso, detto
labirinto membranoso
che contiene i sensori del sistema vestibolare e uditivo e l’endolinfa, quest’ultima è un liquido povero di sodio e ricco di potassio. All’esterno del labirinto membranoso è presente la perilinfa, al contrario povera di potassio e ricca di sodio.
L’apparato vestibolare si trova posteriormente alla coclea ed è costituito da cinque formazioni sensoriali:
- i tre canali sensoriali (verticale anteriore, orizzontale e verticale posteriore), che rilevano le rotazioni del capo
- due organi otolitici (utricolo e sacculo), che rilevano il movimento lineare e l’inclinazione, o orientamento, del capo.
È veramente interessante la struttura anatomo-funzionale di questo sistema.
Il ruolo della tridimensionalità e della fluidità
Cominciamo con l’osservare che i canali circolari sono orientati nelle tre direzioni della tridimensionalità, come a indicare che l’equilibrio (con tutte le implicazioni prima descritte) è ancora una volta la
sommatoria-proprietà emergente della tridimensionalità,
interiore-esterna,
e dello scorrere (in direzione opposta al movimento) di un fluido (l’endolinfa)
che, come vedremo, sollecita le cellule neurali veicolando informazioni inerenti al movimento corporeo e del capo. Forse la presenza di una sostanza fluida e di una sostanza membranosa può stare a indicare la necessità di fluidità-adattabilità per consentire l’equilibrio.

Trasmissione dei segnali vestibolari e simmetria funzionale
I segnali vestibolari vengono trasmessi dalle cellule ciliate del nervo vestibolare, superiore e inferiore,
- quello superiore innerva i canali orizzontale e verticale anteriore e l’utricolo;
- quello inferiore il canale posteriore e il sacculo.
Le cellule ciliate, a seconda della loro inclinazione, trasducono i segnali meccanici in segnali nervosi di eccitazione e inibizione. La deflessione delle cellule ciliate avviene per sollecitazione dell’endolinfa durante i movimenti rotatori del capo, che si sposta in senso opposto al movimento rotatorio. Poiché vi è approssimativamente una simmetria speculare tra i labirinti di destra e di sinistra, i sei canali operano come tre coppie complanari: i canali orizzontali, essendo sullo stesso piano, formano una coppia funzionale, così come i canali anteriori e posteriori controlaterali formano le altre due coppie.
Integrazione sensoriale e principi attivi dell’equilibrio
Mentre i labirinti rilevano i movimenti rotatori del capo, gli otoliti (sacculo e utricolo), come detto, rilevano quelli lineari e statici (rispetto alla forza di gravità) del capo. La posizione anatomo-funzionale sembra suggerire che la simmetria e la cooperazione tra forze opposte e complementari sono principi attivi che mantengono l’equilibrio interno-esterno. La simmetria, per esempio, tra il sentito e l’agito, tra pensiero e azione, infatti, è uno dei corrispettivi interni che infatti ritroviamo indispensabili per l’allineamento di se stessi, che è, appunto, un manifestazione di equilibrio che conduce a un orientamento di sé funzionale proprio perché non c’è dispersione-distorsione nella propria azione-intento di vita, ma un free flow: un libero scorrere di sé, una linearità fluida, non ostacolata.

Membrana otolitica, otoni e risposta agli stimoli
Le cellule ciliate degli otoliti formano uno strato (la macula) che costituisce una membrana (gelatinosa) detta membrana otolitica, la cui superficie è rivestita da piccolissimi granelli solidi di carbonato di calcio: gli otoni (da cui il termine otoliti). La gravità e altre forme di accelerazione lineare sviluppano forze di taglio sulla membrana che quindi può muoversi rispetto al labirinto; le cellule ciliate, essendo disposte con orientamenti differenti rispondono iperpolarizzandosi, depolarizzandosi o non rispondendo affatto, a seconda dell’inclinazione del capo. Il sistema nervoso centrale, integrando i segnali provenienti dai canali semicircolari, dagli organi otolitici e dai sistemo visivo e somato-sensitivo riesce a distinguere i movimenti del capo da quelli del corpo.
Riflessi vestibolo-oculari e percezione del movimento
I riflessi vestibolo-oculari stabilizzano gli occhi e il corpo quando si muove il capo. Infatti, quando si muove il capo gli occhi vengono mantenuti fissi grazie ai riflessi vestibolo-oculari. Il nistagmo[1] fisiologico è una forma di movimento oculare involontario, evocata in un soggetto sano come parte del riflesso vestibolo-oculare, che stabilizza le immagini sulla retina durante un rapido movimento della testa. Se, per esempio, si scuote la testa mentre si sta leggendo, si è ancora in grado di leggere le parole, ma se fosse il libro a muoversi non si manterrebbe la stessa capacità, perché l’elaborazione dell’immagine visiva è più lenta e meno efficacie dei riflessi vestibolo-oculari. Ciò ci indica che internamente possediamo la capacità di gestione di eventi che rientrano all’interno della propria sfera d’azione, mentre, come ci insegna la vita stessa, possiamo controllare meno ciò che non ricade direttamente all’interno di essa.
Le informazioni vestibolari vengono trasmesse dai nervi vestibolari al bulbo (in particolare ai nuclei vestibolari del bulbo) e da qui ai centri superiori per ulteriori elaborazioni. Le connessioni neuronali determinano i riflessi vestibolo-oculari che servono per compensare gli effetti del movimento del capo, ma anche per la percezione del movimento del corpo nello spazio.
Nel caso di una rotazione verso destra il movimento dell’endolinfa sarà verso sinistra, con un nistagmo che batte a sinistra e la sensazione di girare verso la stessa direzione. In realtà questo avviene soltanto al buio, alla luce i riflessi optocinetici sopprimono il nistagmo post-rotatorio. Le risposte optocinetiche integrano e completano i riflessi vestibolo-oculari: quando si guarda fuori dal finestrino laterale di un’auto in movimento, per esempio, le immagini più vicine scompaiono più rapidamente di quelle più lontane; tale meccanismo fisiologico prende il nome di nistagmo optocinetico che integra appunto i riflessi vestibolo-oculari. In peculiari Autopoiesi olosgrafiche, infatti, la rotazione del corpo e simultaneamente della testa ad occhi chiusi inducono un senso di stordimento-vertigine che serve ad abbassare, tra le altre cose, il livello di controllo razionale (come invece si tenderebbe a mantenere ruotando con gli occhi aperti). Continuare a sentire da dentro la vertigine, anche quando il corpo si arresta (in piedi o al terreno), favorisce un lasciarsi andare in seguito alla perdita di riferimenti esterni, come difesa Io-somatica, per ritrovarli internamente.
Le formazioni del sistema nervoso centrale
connesse con l’apparato vestibolare integrano
informazioni visive, vestibolari e motorie.
Quando il capo è immobile i nervi vestibolari scaricano alla stessa frequenza e in modo tonico, quando invece il capo ruota in una direzione il nervo vestibolare del canale orizzontale nella stessa direzione viene eccitato mentre viene inibito quello controlaterale. Per esempio, se il capo ruota verso sinistra simultaneamente vengono eccitati i nervi oculomotori per il movimento degli occhi a destra e inibiti quelli per il movimento degli occhi verso sinistra; questi segnali, come detto, vengono inviati al bulbo che integra segnali provenienti dal midollo spinale, dal cervelletto e dal sistema visivo per poi essere inviati ai relativi centri superiori ed essere integrati ed elaborati. Nello specifico queste aree coinvolgono il talamo, la corteccia somato-sensitiva primaria e la corteccia parietale associativa. Probabilmente questa distribuzione anatomica facilita l’integrazione delle varie informazioni per la percezione del movimento e dell’orientamento. Inoltre
le aree vestibolari hanno
connessioni reciproche implicate per l’eventuale risoluzione
di segnali vestibolari e visivi contraddittori.
Riprendendo il precedente esempio, nell’osservare il panorama da un finestrino di un’auto in movimento si ha la sensazione di muoversi pur rimanendo immobili, questo perché il movimento all’interno del proprio campo visivo viene spesso interpretato come un proprio movimento.
Questo meccanismo sembra rispecchiare quello per cui la propria autoreferenzialità innata per processi funzionali di esistenza, a volte conduca in errore quando la si estende al mondo cosiddetto esterno, tanto da far distorcere la percezione di ciò che sta accadendo nell’altro ma, allo stesso tempo, può non essere un errore proiettivo rispetto al funzionamento in entangled del vivente, per cui l’altro è una parte di se stessi e viceversa.
Ruolo del cervelletto nell’intenzionalità e nell’orientamento
Il cervelletto regola il riflesso vestibolo-oculare.
Precedentemente abbiamo affermato che il riflesso vestibolo-oculare determina il mantenimento costante dello sguardo quando il capo si muove, ma se si vuole intenzionalmente girare il capo per guardare un oggetto questo riflesso impedirebbe di ruotare gli occhi insieme al capo, per evitare risposte biologiche inappropriate il cervelletto sopprime tale riflesso. Ciò significa che l’intenzionalità è determinante per auto-orientarsi in maniera consapevole, e questo, nel percorso di formazione a se stessi non è affatto scontato, ma è una capacità da consapevolizzare attraverso un duro lavoro su di sé.
Meccanismi compensatori e adattamento ai deficit
Le continue modificazioni all’interno del sistema motorio anche in conseguenza di insorgenza di fatica o di lesioni di alcuni organi o delle vie vestibolari, o semplicemente a problematiche rispetto la vista come la miopia o la presbiopia, comportano una continua calibratura del riflesso vestibolo-oculare, quindi modificazioni sinaptiche a livello del cervelletto e del tronco encefalico.
Ancora una volta la flessibilità
come capacità di adattamento risulta essere una risorsa indispensabile per
l’azione correttrice,
continuamente sollecitata dall’andamento della propria storia personale.
Un deficit funzionale di uno dei labirinti vestibolari induce la comparsa di un nistagmo patologico, quindi di ripetuti movimenti oscillatori, in ritardo rispetto la rotazione del capo (nello stesso senso di rotazione del labirinto lesionato), contrariamente al nistagmo fisiologico che, come visto, stabilizza lo sguardo durante la rotazione. Tuttavia, gli altri labirinti possono compensare molto efficacemente il deficit per le basse velocità. In generale, la vertigine e il nistagmo, a seguito di una lesione vestibolare, tengono a diminuire dopo alcuni giorni, a seguito di meccanismi compensatori del sistema nervoso centrale. Una lesione vestibolare bilaterale (come avviene in caso di assunzione di sostante ototossiche) non produce alcuna vertigine né nistagmo spontaneo perché non c’è sbilanciamento di segnale (in quanto la lesione è bilaterale) nel caso in cui il capo sia immobile, ma insorge in qualunque minimo movimento di esso rendendo gli effetti di tale lesione devastanti.
Ciò suggerisce che il sistema innato ci fornisce di sistemi di
autorigenerazione, di autocorrezione,
o meglio sono lo stesso processo, ma la tossicità di alcuni eventi possono determinare uno squilibrio tale che è impossibile qualunque movimento costringendo a un’immobilità Io-somatica… contra natura.
La postura
Il controllo della postura è di fondamentale importanza per l’esecuzione della maggior parte dei compiti motori necessari per la vita di tutti i giorni.
Il significato Io-somatico della postura
Per il suo mantenimento, l’equilibrio e l’orientamento sono fattori essenziali, così come sono necessari continui aggiustamenti e il coinvolgimento di diversi sistemi sensoriali: informazioni somato-sensitive, vestibolari e visive vengono infatti integrate per l’aggiornamento circa l’adeguata posizione e velocità del corpo nello spazio.
La postura,
come vedremo, non è un mero fatto meccanico, anche se ne tratteremo la componente neurofisiologica.
È la condizione Io-somatica con cui affrontiamo la vita, noi stessi.
È la manifestazione, spesso non consapevolizzata,
dello stato interiore del momento, ma anche di quello di fondo.
A volte è autoindotta per trasmettere un’intenzione, a volte, come detto, è rivelatrice di moti interni non sempre riconosciuti.
Il corpo, con i suoi diversi segmenti connessi dalle articolazioni, non è un sistema meccanicamente stabile, pertanto l’equilibrio posturale richiede il controllo:
- del centro di massa, che è la posizione media della massa corporea totale che varia a seconda dell’orientamento posturale ma che, nell’uomo in posizione eretta, si trova nell’addome, circa 20mm davanti alla seconda vertebra lombare (coincide con il plesso solare)
- del centro di pressione ossia la forza che contrasta la forza di gravità, detta di reazione al suolo, che agisce a livello di un punto immaginario (risultante di queste due forze).
Il corpo sistema dinamico: i significati simbolici della posizione eretta
Questi due centri sono continuamente in movimento, poiché
lo stare in piedi in modo rilassato non è una reale posizione statica
ma è la risultante di movimenti oscillatori,
pertanto raramente coincidono, tuttavia in questa posizione si trovano entrambi all’interno della base di appoggio. Il fatto che anatomicamente il corpo umano non sia un sistema meccanicamente stabile ma che l’equilibrio rende tale può evidenziare il fatto che l’equilibrio Io-somatico, quindi inteso anche come principio attivo interiore, è parimenti indispensabile per tenere insieme le varie componenti psichiche, non a caso, infatti, nel linguaggio comune definire una persona equilibrata significa riconoscerle capacità di gestione emozionale. È interessante osservare che il centro di massa (nella posizione eretta) corrisponde al plesso solare, zona che corrisponde a un centro emozionale importante, in Sigmasofia, è uno dei focus dove si concentra il campo di forze che sostiene l’emozione. Il centro di pressione corrisponde alla capacità di contrastare la forza di gravità che tenderebbe ad appiattire il soma al terreno. Il terreno per l’Io-soma coincide simbolicamente prevalentemente con l’istinto-emozione, innalzarsi infatti è un termine usato spesso in riferimento all’emancipazione rispetto la sola identificazione emozionale.
L’espressione sentirsi schiacciati si riferisce spesso al peso emotivo di una situazione di vita, che anche somaticamente si avverte come peso, come contrazione verso il basso che può condizionare la postura in chiusura, per esempio, o rende faticoso il movimento. La leggerezza, al contrario, corrisponde spesso a moti di allegria, di gioia e a movimenti del corpo ampi, fluttuanti, come risposta opposta alla gravità. Ma, la posizione sdraiata al terreno può altresì significare rilassamento, leggerezza, navigazione interiore, addormentamento o morte, così come la posizione eretta può significare rigidità, prendere le distanze da qualcuno o qualcosa, intellettualizzazione e così via. La Sigmasofia, come dovrebbe essere ormai noto, non categorizza né l’alto né il basso secondo significati precostituiti, ma in base all’investimento momentaneo dell’Io, tuttavia in base ai vissuti riscontrati gli investimenti descritti corrispondono a quanto detto.
La posizione eretta dell’Uomo, ossia di colui che hai piedi ben piantati nel terreno e la testa in aria, è la risultante del suo centro di massa antigravitario che può essere consapevolizzato nelle implicazioni Io-somatiche.
Tono muscolare come espressione Io-somatica
Per mantenere l’equilibrio in posizione eretta occorre attivare alcuni gruppi muscolari che mantengano la stabilità in base ai riferimenti pocanzi descritti. Tale supporto antigravitario, detto tono muscolare, è fornito dai muscoli estensori che mantengono una rigidità simile a quelle delle molle, proprio perché la posizione eretta, come detto, non è realmente statica. Le oscillazioni del corpo, provocate anche da movimenti di modesta entità, come il movimento del torace durante la respirazione, vengono controbilanciate attivamente dal sistema di controllo posturale. È quindi un’operazione attiva, tonica e sinergica, tuttavia, non è sufficiente per mantenere l’equilibrio. Quest’ultimo e il supporto antigravitario sono controllati dal sistema nervoso in modo indipendente l’uno dall’altro.
Il termine tono viene utilizzato in Sigmasofia, per indicare lo stato Io-somatico proprio perché, come stiamo osservando,
il grado di tensione somatica corrisponde a uno stato psichico.
Il fatto che la posizione eretta, per essere funzionale, debba essere una postura flessibile ci può indicare ancora una volta quanto la flessibilità sia un fattore indispensabile predisponente a ogni azione interiore-esterna possibile. La neurofisiologia che vi sottende è altrettanto evidenziante il fatto che tale posizione di vita non è un semplice riflesso automatico, ma è un’operazione attiva, tonica e sinergica anche per quanto concerne la componente psichica. Dovrebbe essere a questo punto sempre più chiaro il perché in Sigmasofia, si è sentita l’esigenza di definire l’essere umano specificandolo come Io-soma-autopoiesi Universi-parte.
Risposte automatiche e strategie di equilibrio
Le perturbazioni inattese vengono controbilanciate da risposte posturali automatiche, che richiedono l’attivazione sinergica di diversi gruppi muscolari, e tutti possono agire da muscoli posturali, in base alle parti del corpo sollecitate. Esistono diverse strategie per mantenere il centro di massa all’interno della base di appoggio, prove sperimentali ove, mediante elettromiografia, venivano registrati i potenziali evocati dei muscoli coinvolti, hanno rilevato che un corpo eretto, posizionato su una piattaforma spostata all’indietro, determina un’oscillazione in avanti per contrastare la spinta, per poi recuperare il centro di massa, oppure l’aumento della base di appoggio, per esempio spostando un piede in avanti. Tali risposte devono rientrare in un breve lasso di tempo per essere funzionali, altrimenti l’equilibrio viene perso. Se interpretiamo le perturbazioni inattese come gli eventi di vita che possono coinvolgerci inaspettatamente, possiamo notare che l’Io parimenti adotta delle strategie comportamentali in riferimento ad esse, e che la risposta adeguata, per essere funzionale, ossia per non esserne travolti e quindi perdere l’equilibrio interiore, esattamente per come avviene per il soma, non consente atti in più o atti meno. Ognuno potrà reagire con la propria strategia, purché questi rientri all’interno di parametri funzionali.
Orientamento posturale e allineamento interiore
Le risposte automatiche richiedono un aggiornamento dello schema corporeo che possono essere affinate mediante allenamenti specifici per essere ottimali (il mantenimento dell’equilibrio su una trave piccola in movimento deriva dal comportamento di gruppi muscolari diversi rispetto al mantenimento dello stesso su una piattaforma ampia, seppure in movimento; la posizione del corpo e il conseguente equilibrio necessita di prove di adattamento dall’una all’altra superficie prima di essere ottimali, perché si tende inizialmente a usufruire del sistema precedentemente appreso).
La flessibilità, di cui prima, è la condizione necessaria per poter adattare il proprio comportamento in modo adeguato alle nuove condizioni di vita, tale aggiornamento non sarebbe possibile senza questo requisito, così come lo esprime il soma secondo un automatismo programmato dall’innato, così nell’Io possiamo ritrovare lo stesso corrispettivo interno.
L’orientamento posturale è importante per ottimizzare l’esecuzione dei compiti motori. Il capo allineato alla verticalità gravitaria, per esempio, determina una percezione più accurata rispetto alla verticalità piuttosto che inclinandolo, inoltre, nell’Uomo, l’orientamento eretto del tronco rispetto alla gravità minimizza le forze necessarie per il suo mantenimento, con conseguente riduzione di energia necessaria per mantenere il centro di massa all’interno della base di appoggio. Ma le esigenze derivanti dai diversi compiti motori, comporta orientamenti posturali specifici: alcuni di essi richiedono di stabilizzare una parte del corpo nello spazio, come il camminare tenendo un bicchiere d’acqua in mano, mentre il camminare leggendo un libro richiede di stabilizzare una parte del corpo rispetto a un’altra (la mano rispetto al capo e agli occhi). O, ancora, la postura si può modulare per ottimizzare l’accuratezza dei segnali sensoriali di movimento, come avviene per esempio per la pratica dello sci o del windsurf, e minimizzare gli effetti di un eventuale perturbazione attesa, modificando anticipatamente l’orientamento posturale.
L’orientamento posturale è il
corrispettivo interiore
dell’allineamento con l’evento-situazione di vita:
se lo osserviamo-partecipiamo empatonicamente, possiamo renderlo funzionale a nuove prese di consapevolezza-orientamenti di vita, opporvici implicherebbe un dispendio di energie e, nel contrastarlo sarebbe più facile perdere stabilità, in quanto identificati nella risposta reattiva e non nell’azione correttiva. L’allineamento, inoltre, potrebbe far sapere anticipare gli eventi prossimi proprio perché in rapporto fusionale con essi.
Ecologia Coscienziale Autopoietica e integrazione multisensoriale
Gli effetti meccanici dei movimenti volontari vengono compensati da aggiustamenti posturali compensatori, basti pensare alla deambulazione o alla corsa che richiede un aggiustamento posturale continuo in previsione dei successivi movimenti che richiedono uno sbilanciamento continuo in direzione del piede d’appoggio: il sistema nervoso pianifica il posizionamento del piede con anticipo di alcuni passi, utilizzando le informazioni visive sulle caratteristiche del suolo e dell’ambiente circostante.
Le attività di Ecologia COscienziale Autopoietica sono strutturate appositamente per
forgiare l’Io attraverso l’impegno somatico,
da allenare progressivamente proprio per consentire la consapevolizzazione del corrispettivo interiore. Affinare la capacità di affrontare gli ostacoli naturali, le diverse conformazioni e le imprevedibilità (così come nella vita), permette al corpo, attraverso la stimolazione dei relativi percorsi neuro-fisiologici, di predisporre l’Io ad affrontare le situazioni di vita utilizzando i processi appresi, il ricercatore si ritroverà, infatti, ad utilizzare i principi attivi consapevolizzati, necessari ad esplorare un territorio con tutto ciò che questo implica, nel quotidiano.
Come visto per il sistema vestibolare, alcune informazioni possono esser ambigue, è necessaria perciò
l’integrazione di più sistemi
per determinare l’orientamento posturale,
l’equilibrio e il movimento del corpo nello spazio,
inoltre la rappresentazione interna che ne consegue deve adattarsi alle variazioni inerenti alle diverse fasi dello sviluppo, dalla nascita all’invecchiamento. È noto, infatti, che è proprio il non allineamento dell’Io alle varie fasi dello sviluppo a determinare identificazioni ostacolanti (pensiamo per esempio alla non accettazione dell’invecchiamento).
Le fibre somato-sensitive sono molto importanti per il mantenimento dell’equilibrio durante la stazione eretta, in quanto forniscono le informazioni necessarie per la forza di reazione al suolo, ciò è evidente nelle neuropatie periferiche, che essendo danneggiate forniscono informazioni parziali e ritardate determinando atassia[2] e difficoltà nel mantenimento dell’equilibrio. I recettori cutanei, propriocettivi, articolari e viscerali sono pertanto molto importanti per l’orientamento posturale e l’equilibrio.
Sistema vestibolare, visivo e somato-sensitivo
Il sistema vestibolare, come visto, fornisce informazioni circa l’inclinazione del corpo rispetto la gravità e le rotazioni del capo. In condizioni di normalità, questi due sistemi si integrano fornendo una risposta di orientamento posturale dinamica ottimale (pensiamo per esempio all’andare in bicicletta su un percorso circolare). Se vi sono deficit a carico del sistema vestibolare, il paziente non sarà in grado di calcolare il movimento angolare, perciò se il piano di appoggio viene inclinato, invece di compensare spostando il centro di massa in direzione opposta, andrà verso l’inclinazione stessa, poiché utilizza i soli segnali somato-sentitivi, e la forza di gravità è la principale forza che può causare una caduta del corpo. Tuttavia, nei movimenti lineari le risposte sono adeguate ma più ampie del necessario (ipermetria) in quanto, essendo la direzione verticale gravitaria allineata con la superficie di appoggio, vengono compensate dalle informazioni somato-sensitivo e visive. I danni a carico del sistema vestibolare hanno comunque conseguenze anche gravi in base all’entità del danno, poiché per esempio non è possibile distinguere i movimenti del capo da quelli del tronco, perciò si tende a muoverli all’unisono o a male intrepretare i segnali di rotazione del capo, orientando la propria postura in direzione del lato verso il quale si sta girando il capo, interpretando erroneamente il segnale di rotazione come tendenza a cadere dal lato opposto verso il quale si è girato il capo, determinando quindi perdita di equilibrio. Se, con il tempo, il sistema complessivo tende a compensare i deficit utilizzando per esempio maggiormente le informazioni somato-sensitive e visive, compiti più complessi risultano comunque impegnativi, a maggior ragione quelli in cui tali informazioni sono ridotte, come terreni sconnessi e poco illuminati.
La visione ha un ruolo importante nell’orientamento posturale ma non fondamentale nelle regolazioni posturali anticipatorie, nel primo caso infatti la visione di una scena di un film, girata dal punto di vista di un osservatore in movimento, provoca intense sensazioni di movimento, ma nella pianificazione della posizione dei piedi nell’affrontare un percorso con molti ostacoli non lo è.
Le informazioni di una sola modalità sensoriale possono essere ambigue. Le sole informazioni somato-sensitive, per esempio, non sono in grado di distinguere la flessione delle caviglie determinata da un orientamento del corpo in avanti o dall’inclinazione della base di appoggio. Le sole informazioni vestibolari non sono in grado di distinguere le informazioni del capo rispetto al corpo, le sole informazioni visive non fanno distinguere per esempio, nel caso di essere seduti su un veicolo in movimento se è il soggetto a spostarsi o il veicolo accanto al proprio a farlo. Ne consegue che le varie informazioni vanno integrate.
E questo è uno schema di necessaria integrazione e simultaneità che, come visto nelle precedenti lezioni, si riscontra per qualsiasi funzionamento Io-somatico.
Schema corporeo e autoconsapevolezza
L’integrazione dei vari sistemi sensoriali determina quello che viene definito schema corporeo che ha cognizione delle caratteristiche di lunghezza, massa e connessioni dei vari segmenti corporei e dei rapporti tra questi e l’ambiente circostante. Tale schema viene utilizzato per elaborare reazioni posturali e anticipatorie automatiche appropriate, è perciò uno schema dinamico, in quanto vengono costantemente aggiornate le sue caratteristiche spazio-temporali, sia nel breve termine, attraverso le esperienze, sia nel lungo termine in considerazione dei cambiamenti collegati all’età.
Seppure, come detto, è necessaria l’integrazione dei vari sistemi, qualsiasi modalità sensoriale può diventare dominante in base alle condizioni del supporto posturale e del comportamento motorio da assolvere. Partendo dal presupposto (vissuto) che tutto è potenzialmente funzionale, la specializzazione può ed è una risorsa di efficacia, se integrata la contesto complessivo. Lo schema corporeo non è che la capacità auto percettiva che, quindi, non può non risentire del proprio livello di autoconsapevolezza.
Il controllo della postura è distribuito in tutta l’estensione del sistema nervoso. I circuiti spinali sono sufficienti per mantenere il supporto antigravitario, quindi la stazione eretta su una superficie stabile (nei gatti), ma non consentono il controllo dell’equilibrio. Ciò evidenzia che il supporto antigravitario e l’equilibrio sono meccanismi distinti e che l’equilibrio necessita del coinvolgimento dei centri sovraspinali. Questi sono principalmente il tronco dell’encefalo e il cervelletto.
I pazienti con morbo di Parkinson hanno difficoltà nel modificare le risposte posturali quando le condizioni ambientali si modificano rapidamente, anche se possono migliorare dopo un periodo di pratica sufficientemente lungo[3].
Centri nervosi nel controllo posturale e stato emozionale
Al controllo della postura prendono parte alcuni centri corticali, come l’area motrice supplementare, implicata probabilmente negli aggiustamenti posturali anticipatori che accompagnano i movimenti volontari, e la corteccia temporo-parietale implicata nei processi di integrazione delle informazioni sensoriali. Recenti indagini elettroencefalografiche hanno dimostrato che aree della corteccia cerebrale vengono attivate in previsione di un disturbo posturale prima dell’inizio della risposta posturale automatica, ecco perché si è ipotizzato il contribuito della corteccia cerebrale al controllo dell’equilibrio e alla programmazione del movimento.
Il controllo della postura, al pari del controllo del movimento volontario, richiede attenzione, infatti, quando un soggetto è impegnato in un compito cognitivo mentre è attivamente impegnato nel controllo della postura, la sua prestazione in uno dei due compiti, o in entrambi, si degrada (per esempio se gli viene chiesto di contare a ritroso di tre mentre sta eretto su un piede). Le interferenze cognitive hanno invece modesti effetti nelle risposte posturali automatiche a perturbazioni inattese.
Il controllo posturale viene inoltre influenzato dallo stato emozionale, ciò indica quindi il coinvolgimento del sistema limbico. Per esempio, la paura di cadere può provocare un aumento del tono muscolare e della rigidità, una riduzione dell’area di oscillazione simultaneamente a un aumento della velocità di oscillazione, e può modificare inoltre le strategie del mantenimento dell’equilibrio in risposta alle perturbazioni. Ciò testimonia che una paura, così come qualsiasi altro stato psichico, non calibrato secondo il contesto, ovvero l’identificazione emozionale, destabilizza, perché altera la risposta funzionale predisposta dall’innato. Il fatto che la corteccia cerebrale sia coinvolta nel miglioramento delle prestazioni che richiedono equilibro è dimostrato per esempio dagli atleti e dai danzatori, che possono migliorare proprio in seguito ad apprendimenti di natura cognitiva dati dagli allenamenti e dai consigli degli allenatori. Inoltre, la corteccia è coinvolta ogni volta che l’equilibrio è mantenuto in maniera cosciente (pensiamo a un cameriere che serve su un pontile di una nave durante una perturbazione, allo stare in piedi su un autobus o al camminare su un terreno sdrucciolevole).
Il sistema di controllo della postura è quindi attivo durante la maggior parte delle attività quotidiane, anche se non ne siamo consapevoli. Gli aggiustamenti automatici evitano le cadute in caso di perturbazioni inattese e queste risposte non sono semplici risposte riflesse ma modalità di attivazioni organizzate, flessibili e adattabili alle variazioni delle condizioni ambientali.
L’azione correttrice
L’azione correttrice,
a volte automatica,
a volte frutto dell’apprendimento vissuto
di nuovi modelli comportamentali
è infatti sempre la risultante di
capacità adattive e flessibilità funzionali da voler attuare.
Note
[1] Nistagmo. Dal greco: cenno di assenso, in riferimento al movimento che fa il capo nell’assentire, caratterizzato da una fase lenta diretta verso il basso e da una veloce di ritorno verso l’alto.
[2] Atassia. Difficoltà nell’eseguire movimenti volontari a causa di danni neurologici che determinano deficit di coordinazione.
[3] Vedi anche il libro: Fisiosofia -riabilitazione dell’Io e neuroplasticità coscienziale– pag.275, Gaia Ruia, La Caravella Editrice
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