OMEOSTASI, MOTIVAZIONE E STATI DI TOSSICOMANIE NELL’IO-SOMA-AUTOPOIESI
- Omeostasi: la straordinaria capacità di regolazione interna
- Stati motivazionali e metabisogni primari
- Esempi di funzionamento omeostatico
- Omeostasi nell'Io: consapevolezza e auto-rigenerazione
- Stati motivazionali e comportamento finalizzato
- La deviazione degli stati motivazionali: le tossicomanie
- Il ruolo complesso della dopamina
- La dipendenza: patologica e di passaggio
- Conclusione
Omeostasi: la straordinaria capacità di regolazione interna
L’omeostasi è una prodigiosa capacità di regolazione interna, in conseguenza della quale viene assicurato il mantenimento di una serie di variabili fisiologiche fondamentali entro parametri che assicurano la sopravvivenza, nonostante la molteplicità di variazioni all’interno e all’esterno dell’organismo vivente.
Autopoiesi e funzionamento innato
Questo evidenzia il fatto che l’innato, l’autopoiesi irrora il sistema nervoso programmandolo per esistere in modo estremamente funzionale. Le variazioni fuori parametro sono difatti disfunzionali, e segnalano una problematica, una discrasia Io-somatica. Il non allineamento con l’innato è infatti il prodotto di comportamenti sovrastrutturali, acquisiti, non in simmetria, non in fase con esso.
La consapevolezza per la correzione
Ma il sistema è predisposto anche per le correzioni, possibili in modo duraturo soltanto se sono frutto di una reale consapevolizzazione.
Stati motivazionali e metabisogni primari
La regolazione si realizza mediante sistemi di controllo interconnessi fisiologici e comportamentali. Una loro caratteristica fondamentale è costituita dagli stati motivazionali legati ai metabisogni primari, come la fame e la sete.
Definizione e funzione
La rilevazione di stimoli esterni ed interni, infatti, attiva processi comportamentali finalizzati alla soddisfazione del metabisogno primario. Gli stati motivazionali influenzano anche attività non sottoposte direttamente a regolazione, come l’attività riproduttiva o esplorativa.
I metabisogni secondo la Sigmasofia
La Sigmasofia riconosce come metabisogni primari, oltre al mangiare, al bere, al dormire, al respirare e all’evacuare, il ricongiungersi e la spinta autopoietica a vivere e a conoscere. I primi sono quelli regolati dal sistema omeostatico in modo perentorio, il ricongiungersi e la spinta alla conoscenza non devono rispondere a parametri direttamente legati alla sopravvivenza, ma sono comunque attività essenziali: il congiungersi per la prosecuzione della specie, la spinta a conoscere anche se non direttamente collegata alla sopravvivenza, ne è parte integrante come ricerca di significati-significanti di crescita, di evoluzione personale, ma anche a volte funzionale per la comunità vivente. Gli stati motivazionali sono appunto ciò che spinge, orienta, determina un comportamento finalizzato ad assolvere a queste impellenze.
L’impatto delle identificazioni non elaborate
Le identificazioni nei significati-significanti, le sovrastrutture, non elaborate, sono ciò che determina l’allontanamento da questi processi innati, facendo perderne il collegamento come consapevolezza, fino ad invertire, per così dire, le finalità degli stati motivazionali, tanto da poter determinare la morte per cause di discrasie Io-somatiche.
Esempi di funzionamento omeostatico
Per comprendere meglio l’omeostasi, analizziamo alcuni esempi pratici di regolazione interna.
Regolazione dei liquidi
- Assunzione Primaria e Secondaria: La disidratazione, in quanto collegata alla sopravvivenza, innesca dei comportamenti associati che prendono il nome di assunzione primaria di liquidi, per cui gli altri bisogni e desideri, in questa fase, vengono attenuati in funzione di questa intensa focalizzazione dell’organismo. Ma se tale meccanismo entrasse in funzione soltanto in stati di disidratazione non sarebbe totalmente efficace, in quanto potrebbe accadere di non potersi trovare nella possibilità di soddisfare la sete, proprio per un conseguente infiacchimento delle condizioni generali dell’organismo in conseguenza della disidratazione stessa. Entra così in funzione l’assunzione secondaria di liquidi, ossia la loro assunzione anche in eccesso che verrà comunque eliminata attraverso i reni, nella misura in eccesso.
I liquidi vengono quindi assunti sia in risposta a uno stato di disidratazione e sia in previsione che questo possa instaurarsi. - Sodio, Potassio e Pressione Arteriosa: L’assunzione di liquidi è fondamentale per mantenere funzionanti le funzioni vitali, tra cui il flusso ematico. In caso di emorragia (o diarrea), si verifica una diminuzione di volume del liquido intravascolare (ipovolemia), ciò comporta perdita di sodio e acqua (che insieme al potassio sono i costituenti fondamentali dei liquidi intra e extracellulari), per controbilanciare questo deficit è necessario quindi assumere sia acqua che sodio. L’assunzione primaria di acqua e sodio esercita perciò un ruolo fondamentale per la regolazione del liquido intravascolare, e risulta essere essenziale anche per il mantenimento della pressione arteriosa. Il bilanciamento tra il sodio e il potassio (determinato dall’enzima denominato pompa sodio-potassio) è alla base del funzionamento della pressione sanguigna, della generazione o meno dei potenziali d’azione, del volume cellulare. Un accumulo di potassio, non adeguatamente espulso attraverso il sudore, le urine, può comportare infatti crampi muscolari fino a problemi cardiaci.
- Regolazione del Volume Cellulare e Vasopressina: La riduzione o l’eccesso di volume delle cellule viene regolato dagli osmocettori che inviano segnali al cervello. In caso di riduzione del volume (come in caso di disidratazione), i recettori periferici inviano segnali all’ipotalamo, il quale attiva il rilascio di vasopressina per ridurre l’escrezione attraverso l’urina e, contemporaneamente segnali che inducono l’assunzione di liquidi in risposta alla disidratazione delle cellule.
- Regolazione Anticipatoria: Le modificazioni rispetto all’assunzione o all’eliminazione di liquidi vengono rilevate dai sistemi fisiologici in maniera anticipatoria rispetto al livello effettivamente omeostatico, al fine di non generare instabilità fisiologiche. Per esempio, continuando il caso di disidratazione, poiché l’acqua ingerita impiega un certo tempo per essere ridistribuita nell’organismo, il segnale di cessazione di bisogno di bere arriva prima che effettivamente il livello omeostatico sia ristabilito. Questo proprio per evitare un eccesso che comporti un’instabilità fisiologica.
Regolazione delle riserve energetiche
Allo stesso modo, anche le riserve energetiche vengono regolate in base a funzionamenti opposti e complementari degli ormoni, dei recettori e dei segnali nervosi controllati a livello corticale, alcuni inducono l’assunzione di cibo e l’immagazzinamento di energia, altri riducono l’assunzione di cibo e aumentano il dispendio energetico (gli ormoni insulina e leptina[1]).
- Metabolismo: Azioni Anaboliche e ataboliche: Il metabolismo è la proprietà emergente tra azioni anaboliche e cataboliche, ossia di ristrutturazione e destrutturazione continua delle molecole. Le azioni anaboliche richiedono energia per strutturare molecole complesse a partire da quelle semplici; le azioni cataboliche al contrario scindono le molecole complesse in semplici (che saranno utilizzate per il successivo ciclo anabolico-catabolico) liberando energia, utilizzando le riserve energetiche, quindi implicando un dispendio energetico. L’energia liberata verrà utilizzata per la successiva fase anabolica. Ne fornisce un chiaro esempio il ciclo mestruale femminile: nella fase di ovulazione, per costruire l’ovulo, si accumula energia e si definisce questa fase anabolica, durante il mestruo l’ovulo non fecondato viene distrutto ed espulso e questa operazione richiede un dispendio energetico, questa fase viene definita catabolica.
Omeostasi nell’Io: consapevolezza e auto-rigenerazione
È interessantissimo osservare come l’omeostasi, che è un processo come visto essenziale per la vita, sia di fatto la proprietà emergente tra azioni sempre opposte e complementari, ne possiamo dedurre che se questo meccanismo garantisce la vita e un funzionamento ottimale nel soma, anche nell’Io può esserci un corrispettivo funzionale e, per la Sigmasofia, ribadiamo, la finalità di conoscenza è proprio indagare ogni significato-significante opposto e complementare acquisito, perché sono parte integrante del funzionamento esistenziale, ma con l’accortezza determinante di una consapevolezza vissuta di ciò che lo genera, oltre il significato, oltre gli opposti, perché è ciò che all’essenza innesca la vita. Se stiamo bene o stiamo male il nostro cuore continua a battere: gli stati coscienziali sono importati da indagare per una maggiore comprensione di noi stessi, ma in ultima osservazione il loro contenuto non è vitale, lo è la loro possibilità di manifestazione, la loro creazione in quanto espressione vitale.
Opposti e complementarietà nell’Io-Soma
Così come nel soma, anche nell’Io acquisito a un contenuto corrisponde necessariamente il suo opposto, così come all’identificazione (che è una fissazione o una consapevolezza in uno degli opposti) nel soma, superato un certo livello omeostatico, si può innescare la discrasia.
Il ruolo della disidentificazione
L’autorigenerazione-guarigione, infatti, si colloca proprio nel luogo coscienziale pre-acquisito, pre-opposti, nella disidentificazione, luogo della non località creatrice che, in quanto tale, così come produce un sintomo, un ostacolatore, può porlo in remissione. Ecco perché un percorso di conoscenza della sfera emotiva, per quanto determinante e funzionale, è limitato e da solo non basta per i processi di autorigenerazione o di comprensione vissuta di processi più ampi rispetto al singolo, parte di Universi.
Stati motivazionali e comportamento finalizzato
Come inizialmente accennato, l’omeostasi è controllata anche dagli stati motivazionali, oltre che dai meccanismi neuroendocrini, neuroanatomici e fisiologici descritti.
Influenza su attenzione e scopi
Per esempio, rispetto allo stimolo della fame, lo stimolo esterno (la vista del cibo) influenzerà il comportamento in modo differente in base al tempo intercorso dall’ultimo pasto. Gli stati motivazionali, infatti, influenzano il livello di attenzione, la selezione degli scopi del comportamento, il livello degli sforzi per perseguire questi scopi e la responsività agli stimoli. Per esempio, il livello di sazietà e la necessità di allattare la prole incidono sul comportamento di un animale. Oppure, se un ghepardo disidratato, durante la ricerca di cibo, si trovasse casualmente in prossimità di una pozza d’acqua, la vista dell’acqua potrebbe fungere da stimolo incentivante e ribaltare la priorità fra fame e sete, spingendo l’animale a interrompere la caccia per bere.
Stimoli incentivanti e priorità
Fra gli stimoli incentivanti e gli stati motivazionali esiste una correlazione che orienta il comportamento: continuando l’esempio del ghepardo, la fame e la vista di un’antilope (lo stimolo incentivante) determinerà l’appostamento, l’inseguimento, la strategia di cattura, l’uccisione dell’antilope e la ricerca di un rifugio in cui trascinare la carcassa per poterla mangiare.
Connessione con i metabisogni nell’Io
Allo stesso modo, nell’Io gli stati motivazionali determinano il comportamento ma che, in ultima osservazione, sono sempre in relazione ai metabisogni primari, anche se possono sembrare apparentemente lontani: la ricerca di un lavoro è legato al poter magiare-bere, la ricerca di un/a partner al metabisogno congiungersi (nelle finalità espresse dalla Sigmasofia), la pratica di attività fisica e la scelta di cibi sani nelle idonee quantità al mantenersi in salute (quindi sempre in collegamento alla sopravvivenza) ecc., la mancanza di motivazione in misura estrema porta alla morte, al suicidio, così come la deviazione di motivazione rispetto a obiettivi legati all’innato conduce a forme autoaggressive che parimenti possono portare alla morte, come nel caso delle tossicomanie che tratteremo più avanti; anche se la morte stessa è parte integrante del processo omeostatico di vita complessiva, e per il singolo di processi di consapevolezza. L’autopoiesi infatti è ciò che genera il ciclo vita-morte di ogni manifestazione sensibile.
Equilibrio come risultante di squilibri
L’assunzione di cibo e di liquidi, così come la termoregolazione e gli stati motivazionali che ne stanno alla base, sono sostanzialmente risposte a squilibri fisiologici o in previsione che questi si manifestino. Altre attività come l’attività sessuale o esplorativa, anche se non richiedono sistemi di regolazione diretta, funzionalmente rispondono allo stesso modo di quelli che ne necessitano: alcuni comportamenti influenzati da stati motivazionali che non richiedono regolazione possono essere risposte compensatorie a stati di privazione, per esempio un animale chiuso al buio per lungo tempo, una volta liberato, mostra un’intensa motivazione ad esplorare il territorio dove viene liberato. L’equilibrio, infatti, è la risultante di squilibri. Questo concetto possiamo vederlo all’opera nel soma: nell’equilibrio strettamente corporeo, così come nei processi omeostatici interni-esterni che stiamo trattando, così nell’Io-psychè come risultante e gestione degli stati coscienziali opposti.
Analisi rischi, costi e benefici
I comportamenti finalizzati comportano un’analisi dei rischi, dei costi e dei benefici. Per un ghepardo, attaccare un’antilope comporta un notevole dispendio energetico a fronte del possibile pasto, i processi neurali responsabili della selezione deli scopi del comportamento devono quindi soppesare anticipatamente rischi, costi e benefici per evitare uno spreco di preziose risorse energetiche e di idrominerali.
La deviazione degli stati motivazionali: le tossicomanie
Il circuito della ricompensa nasce per innescare comportamenti finalizzati alla sopravvivenza e al mantenimento dell’organismo in salute, come abbiamo visto. Quando alcuni fattori ostacolano il naturale fluire di processi innati in maniera continuativa, come detto, possono innescarsi le discrasie Io-somatiche. L’abuso di droghe è dovuto alla ricerca di stimoli artificiali che forniscono un intenso ma transitorio benessere, perché non si riconoscono, a causa degli ostacolatori non elaborati, le modalità per ottenere naturale benessere perché, proprio per mancanza di formazione a se stessi, si perde l’aderenza a modalità di funzionamento naturali che, di per sé, in quanto tali, procurano reale benessere. Quello derivante dall’uso di droghe è un benessere-feticcio, appunto artificiale che comunque, all’essenza, viene innescato dalla spinta autopoietica a vivere e a conoscere che non ha saputo trovare soddisfazione per mancanza di autoformazione.
Esperimenti sulla ricompensa da stimolazione elettrica
Per lo studio di questi meccanismi neurali sono stati fatti numerosi esperimenti attraverso la stimolazione elettrica di zone del cervello implicate nei processi della ricompensa, che hanno condotto alla rilevazione di notevole bramosia e tenacia da parte dell’animale pur di procurarsi l’autostimolazione elettrica, anche a dispetto del soddisfacimento di bisogni legati alla sopravvivenza: ratti tenuti in una condizione di denutrizione, rispetto alla possibilità di accedere al cibo in un breve lasso di tempo, sceglievano di premere una leva per procurarsi l’autostimolazione elettrica.
La natura artificiale del piacere
Questo comportamento viene denominato ricompensa da stimolazione elettrica ed è molto simile a quello dovuto all’abuso di droghe, proprio per il perseguimento di un comportamento lesivo a scopo artificiale piuttosto che la soddisfazione di un bisogno fisiologico.
Possiamo ora iniziare a vedere gli effetti della deviazione degli stati motivazionali, accennata precedentemente, rispetto all’impellenza primaria. Nell’esperimento citato, primario è divenuto il piacere-ricompensa in conseguenza della stimolazione elettrica che sottende al rilascio di sostanze che procurano benessere, non conseguente alla soddisfazione di processi vitali-innati ma, al contrario, a lungo andare a scapito di essi.
Vie dopaminergiche e circuiti della ricompensa
Le vie dopaminergiche costituiscono la componente principale nei circuiti implicati nella ricompensa, l’utilizzo di droghe crea dipendenza proprio per il rinforzo delle vie nervose legate alla ricompensa, come dimostrato in esperimenti di laboratorio in cui ratti a cui veniva somministrata cocaina, anfetamina, eroina e nicotina implementavano l’autostimolazione. Tali neuroni dopaminergici formano la via meso-cortico-limbica. Essi stimolano varie strutture cerebrali, come la corteccia prefrontale, l’amigdala e l’ippocampo, che fanno parte del circuito denominato appunto sistema della ricompensa.
Effetto dell’uso ripetuto di droghe
L’uso ripetuto di droghe induce modificazioni funzionali a lungo termine nel sistema nervoso, determinando la necessità di ulteriori assunzioni, rendendo molto difficile il controllo di quest’impulso, nonostante le conseguenze debilitanti a livello Io-somatico, proprio per il rinforzo dei circuiti che mediano la ricompensa.
L’uso ripetuto di queste sostanze possono produrre tolleranza, dipendenza, astinenza e sensibilizzazione.
Tolleranza
La tolleranza consiste nel bisogno di aumentare la dose per indurre un effetto costante. Per esempio, la quantità di alcol necessario per ubriacarsi aumenta con l’uso regolare di alcol. La tolleranza dipende da risposte omeostatiche che innescano processi di adattamento molecolare e cellulare che alterano le normali risposte fisiologiche per controbilanciare gli effetti della droga. Nell’assunzione di alcol per esempio, l’aumento di enzimi metabolici a livello epatico aumenta la velocità di eliminazione di una droga. L’organo più danneggiato è il fegato proprio perché implicato nella sua metabolizzazione[2].
Dipendenza
Mentre la tolleranza deriva da meccanismi omeostatici, nella dipendenza i meccanismi che la inducono derivano da alterazioni fisiologiche delle cellule e dei circuiti nervosi, per cui quando l’uso di droga viene ridotto compaiono i sintomi dell’astinenza, in quanto durante l’uso di droga le alterazioni fisiologiche vengono mascherate e i sintomi non si manifestano, mentre la riduzione di droga non consente la mascherazione delle alterazioni fisiologiche, provocando la manifestazione dei sintomi.
Sensibilizzazione
Quando con l’uso ripetuto di una droga i suoi effetti diventano via via più intensi, si è innescata una sensibilizzazione. In genere, una sensibilizzazione corrisponde a una maggiore tolleranza: gli effetti stimolanti tendono ad aumentare (sensibilizzazione) mentre tendono a diminuire gli effetti depressivi (tolleranza).
Oltre dipendenza e astinenza
Storicamente la dipendenza e l’astinenza sono stati considerati sintomi fondamentali della tossicomania, tuttavia alcune sostanze come l’amfetamina e la cocaina non inducono né dipendenza né astinenza, altrimenti basterebbe rinchiudere i tossicomani finché non è terminato il periodo di astinenza per poterli curare. Sfortunatamente non è così poiché le droghe possono facilmente causare delle ricadute, come per esempio nel caso di uso di oppiacei e di alcol, anche per anni dopo l’interruzione dell’assunzione di queste sostanze. Attualmente, quindi, le ricerche si stanno basando sull’importanza dei segnali di associazione alle droghe, attenzionando il ruolo svolo dai meccanismi neurali dell’apprendimento di tipo associativo.
Il ruolo complesso della dopamina
La comprensione del ruolo della dopamina è fondamentale per gli stati tossicomanici.
Dopamina: non solo piacere edonistico
In passato si riteneva che la dopamina svolgesse la funzione di trasmettere segnali edonistici e che quindi fosse direttamente responsabile del piacere soggettivo. Poiché l’assunzione di droga provoca un piacere transitorio rispetto ai danni duraturi che ne derivano, si sono approfonditi gli studi in merito alla dopamina, che si sono infatti rilevati più complessi di quanto ci si aspettasse. Innanzitutto, la dopamina viene rilasciata anche in presenza di stimoli stressanti oltre che di quelli gratificanti, inoltre esperimenti condotti su ratti da laboratorio, modificati geneticamente per essere depleti di questa sostanza, hanno rilevato la continuazione di manifestazione di risposte edonistiche all’assunzione di sostanze zuccherine.
Dopamina e processi di apprendimento/memoria
Altri studi hanno scoperto[3] che i neuroni dopaminergici, implicati nei processi di apprendimento, forniscono risposte complesse e mutevoli. In un esperimento, alcune scimmie venivano addestrate a riconoscere un determinato segnale (visivo o uditivo), attraverso la ricompensa di gocce di succo di frutta in coincidenza del riconoscimento. Prima dell’apprendimento, la ricezione del succo di frutta era inattesa e la sua assunzione provocava un transitorio aumento della frequenza di scarica dei neuroni dopaminergici. Quando le scimmie imparavano a riconoscere il segnale con conseguente ricompensa, i neuroni dopaminergici si attivavano in coincidenza del segnale e non in coincidenza dell’assunzione del succo di frutta. Se il segnale veniva presentato ma non seguiva la somministrazione del succo di frutta, la scarica non compariva più in coincidenza del tempo in cui avrebbe dovuto essere somministrata, ma al contrario, se la ricompensa veniva data in un tempo inatteso o in modo superiore alle aspettative, la frequenza di scarica aumentava. Ciò dimostra che la dopamina è implicata nei processi di apprendimento, quindi di memoria, e può modificarsi in base alle diverse condizioni.
Memorie associative e desiderio di droga
Ciò è interessante ai fini di una maggiore comprensione dei meccanismi associativi. Se la sostanza che produce piacere viene somministrata in coincidenza di un determinato stimolo, sarà lo stimolo stesso a produrre fisiologicamente piacere prima della ricompensa vera e propria, questo spiega per esempio la fissazione-dipendenza per determinate persone. In realtà se ad una persona si associa il piacere, anche intenso, per esperienze condivise, si è portati a vedere quella persona prevalentemente sotto quell’aspetto (stessa cosa se l’associazione è in negativo). Questo ci riporta al condizionamento percettivo proiettivo affrontato nella precedente lezione di neurosofia. Le sostanze che inducono tossicomanie non si comportano come le ricompense naturali, in quando modificano i processi neurali inducendo il rilascio di dopamina nei circuiti implicati nella ricompensa, indipendentemente dalla frequenza di assunzione e anche quando non producono più nessun piacere soggettivo. È come se le sostanze assunte trasmettessero sempre il segnale di ricompensa superiore alle aspettative inducendo comportamenti atti alle sue continua ricerca. Poiché la dopamina è implicata anche nella formazione della memoria a lungo termine, si ipotizza che il rilascio associato all’assunzione delle droghe e al contesto in cui se ne fa uso (la ricerca di droga viene infatti spesso innescata da gente, attrezzature, odori ecc. associati con l’uso pregresso di droga) rafforzi le memorie associative tra la droga, il suo desiderio e la relativa bramosia nella sua ricerca.
Dipendenza relazionale: proiezione e auto-soddisfacimento
Nelle forme di dipendenza dall’altro, può succedere che, nonostante eventuali cambiamenti delle condizioni relazionali con la persona veicolante piacere, che non apportano più nessuna gratificazione, o quando l’intenso piacere si alterna a intensa sofferenza, si permanga in tale relazione non tanto in funzione della persona ma per ciò ella un tempo ha veicolato o veicola nel momento gratificante e, quindi, in ultima osservazione, si è dipendenti dalla propria proiezione. In questo caso o quando si lega il proprio benessere (o malessere) all’altro si delega la propria ricompensa all’esistenza dell’altro, perché non si è in grado di riconoscere la propria capacità di auto-soddisfacimento.
La dipendenza: patologica e di passaggio
Mentre i circuiti preposti alla ricompensa in situazioni normali si rafforzano con la ricerca di obiettivi gratificanti e funzionali alla sopravvivenza, nelle tossicomanie questi circuiti vengono utilizzati in relazione agli obiettivi connessi all’uso della droga.
Modificazioni dei circuiti di ricompensa
Possono essere infatti modificate a lungo termine le funzionalità delle sinapsi implicate nell’apprendimento e i processi di potenziamento e depressione a lungo termine. Negli esempi di dipendenza relazionale, possiamo osservare che, anche in questi casi, ci si è allontanati come consapevolezza da processi innati, invertendoli come percezione con quelli acquisiti, quando ciò accade si può cadere in forme di dipendenza patologica.
La dipendenza per la riconoscenza di sé
Ma, la dipendenza non è per definizione patologica, anche se spesso si intende con quest’accezione, appunto perché, all’essenza, risponde a metabisogni primari: la sopravvivenza dipende dalla capacità di assolvere ad essi. Si possono incontrare persone che veicolano conoscenze vissute sui meccanismi esistenziali interiori ed esterni, ma proprio perché veicolano tali informazioni innescano forte attrazione e apparenti forme di dipendenza, ma sono dipendenze di passaggio in funzione del reale riconoscimento di sé.
Conclusione
La capacità di sopravvivenza di un organismo, nonostante le variazioni dell’ambiente in cui vive, dipende dall’omeostasi che regola e mantiene in equilibrio l’ambiente interno, attraverso processi fisiologici coordinati dai relativi circuiti neurali, che trasformano e ridistribuiscono risorse interne e riserve energetiche secondo necessità, anche in previsione di possibili deviazioni omeostatiche.
Sintesi di omeostasi e stati motivazionali
Gli stati motivazionali regolano l’intensità e la frequenza di questi comportamenti a seconda dei bisogni biologici, sia se scaturiscono da processi sottoposti a imperativa regolazione legata alla sopravvivenza (i metabisogni) sia non ne rispondono direttamente (la riproduzione). L’intensità della motivazione dipende sia da stimoli interni sia da stimoli esterni incentivanti, in funzione dell’analisi dei rischi, dei costi e dei benefici in relazione alla ricompensa.
Implicazioni della consapevolezza vissuta
Le vie dopaminergiche (area tegmentale ventrale e nucleo accumbens) influenzano i comportamenti finalizzati, la dopamina è infatti implicata nei processi di memoria e di apprendimento. Le sostanze che inducono tossicomania aumentano la trasmissione sinaptica dopaminergica, alterano questi circuiti a livello molecolare e cellulare tanto da simulare e sovrastare l’influenza degli stimoli naturali, modificando gli stati motivazionali in funzione delle droghe, che assumono il ruolo di stimoli incentivanti, nonostante le disastrose conseguenze.
Tutto ciò aiuta a comprendere meglio la necessità della consapevolezza vissuta rispetto all’innato e le conseguenze discrasiche Io-somatiche, innescate dall’identificazione nei vari contenuti acquisiti degli Ostacolatori al fluire dei processi omeostatici Io-somato-autopoietici.
Note
[1] La leptina e l’insulina prendono parte alla regolazione del bilancio energetico a lungo termine, mentre la grelina e la colecistochinina a quella a breve termine: la colecistochinina viene secreta durante i pasti e promuove la cessazione dell’assunzione di cibo, la grelina invece attiva i pasti promuovendone quindi l’assunzione.
[2] I danni derivanti dall’abuso di alcol nel fegato inizialmente sono asintomatici, il fegato tenta la riparazione dei tanni tissutali, il che determina tessuto cicatriziale che, a lungo andare, se non si interviene cessando l’assunzione di alcol, sostituisce il tessuto sano fino a compromettere irreversibilmente le funzioni epatiche con conseguenze fatali.
[3] Wolfram Schultz e collaboratori.
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